domenica 22 dicembre 2013

God Loves Uganda - un documentario sul fondamentalismo cristiano



In Uganda le persone gay, lesbiche e transessuali rischiano il carcere e la morte.

Ho già scritto di Call me Kuchu, il documentario di Katherine Fairfax Wright e Malika Zouhali-Worrall sulla vita di David Kato: nato come documentario sulla lotta per i diritti della comunità LGBT ugandese, il film finisce per essere una testimonianza inaspettata dell’ultimo anno di vita di David Kato, primo omosessuale dichiarato in Uganda, brutalmente assassinato nel suo appartamento durante il periodo di produzione del film.

Ora un altro documentario sull'Uganda presentato al Sundance e tra poco in distribuzione negli USA, ci racconta un altro aspetto inquietante sull'omofobia crescente nel paese africano: God Loves Uganda, esplora il ruolo del movimento evangelico Americano in Uganda, seguendo i missionari statunitensi nel loro tentativo di eliminare il “sexual sin” e convertire gli/le Ugandesi al fondamentalismo cristiano.

Sembra fantascienza ed invece è un viaggio alle radici dell'odio e dell'estremismo religioso che mina pericolosamente l'area delle nostre libertà e dei nostri desideri.



Non è un paese per froci - l'Uganda a un passo dall'ergastolo per gay e lesbiche.



Sabato 21 dicembre è stata una giornata caratterizzata da pessimi risvegli.

Prima la legge Gallardon in Spagna, in virtù della quale l'aborto smette di essere un diritto.

Poi l'Uganda, dove il parlamento approva una legge che prevede l'ergastolo per i gay recidivi. Recidivi. Se poi qualcun* mi spiega cosa cazzo vuol dire gay recidiv* – che sei gay per più di un paio d'ore? Chessò, una settimana, un mese, una stagione? Recidiv*.

Per l'entrata in vigore resta un solo passaggio: la firma del presidente, Yoweri Museven, che dicono non essere scontata, pare infatti che Obama abbia minacciato di tagliare gli aiuti economici nel caso passasse la legge. Staremo a vedere – e magari manifesteremo, scriveremo email, ci faremo venire delle gastriti, andremo a chiedere che venga concesso lo status di rifugiat* politic* a chi vuole lasciare l'Uganda perchè lesbica, transessuale, gay, bisessuale, pansessuale, ecosessuale, eterocurios*.

Poi però mi piacerebbe aprire una discussione sull'estremismo cristiano che spinge con violenza verso questa decadenza di ogni convivenza civile, che accelera le dinamiche di odio, che colonizza con il suo immaginario mitologico e fascistoide l'area delle nostre libertà.

Spero che partecipiate a questa discussione. E spero che vi spaventiate. Spero che vi incazziate. Spero ne rimarrete scoss* e che questo vi aiuti a ricordare che la limitazione dei diritti, la normazione dei corpi, la discriminazione dei desideri sono pratiche mortifere per tutt*. E spero che proviate fortissimo il desiderio di autodeterminarvi.

sabato 21 dicembre 2013

Non è un paese per donne - In Spagna l'aborto ha smesso di essere un diritto





Venerdì 20 dicembre 2013 in Spagna è stata approvata la "Ley de Protección de la Vida del Concebido y de los Derechos de la Mujer Embarazada" e l'aborto ha smesso di essere un diritto delle donne: si potrà interrompere la gravidanza solo in caso di rischio per la salute della donna o in seguito a violenza sessuale.

Questa lezione durissima sul corpo delle donne spagnole ci deve insegnare a non dare per scontati i diritti conquistati da altre con altre lotte per tutt* noi: in Italia esiste ancora una legge che permette l'interruzione volontaria di gravidanza e va difesa.

Così come va difeso il diritto a ricevere un'educazione sessuale (e laica) nelle scuole pubbliche, ad accedere ai contraccettivi di emergenza ed alla migliore assistenza medica possibile a tutela della salute sessuale e riproduttiva delle donne e per le donne.

Per i nostri corpi, scegliamo noi.

#save194


martedì 17 dicembre 2013

Questa è una dichiarazione di complicità con Làbas




Questa è una dichiarazione di complicità. 

Sono di parte e sto con Làbas. Per il semplice fatto che quell* che ne fanno parte oppongono al vuoto di un'ex caserma abbandonata la pienezza delle loro passioni.

Ci vuole della passione per immaginare di occupare un'area militare abbandonata e trasformarla in un laboratorio aperto alla città. C'è della passione nell'accoglienza riservata al mercato di un gruppo di contadin* che difendono la sovranità alimentare ed eludono le maglie del mercato. Ancora è passione quella che vedo nella lotta per il diritto alla casa in una città come Bologna, dove denunciano affitti da strozzin* e dove segnalano case colpevolmente sfitte e dove propongono l'alternativa del crowdhousing. Sempre di passione si tratta quando l* vedo dare spazio a laboratori di writing e li* vedo metterci la faccia e i muri mentre si confrontano con una street art che non vogliono commercializzata e l* vedo manifestare in solidarietà di chi fa una scritta sul muro e si vede saltare la condizionale.

Mi dichiaro complice di Làbas, di chi la occupa e di tutta quella passione – spazi, corpi e energie che rendono Bologna una città migliore.

lunedì 16 dicembre 2013

Non è un paese per donne - XXX invade San Petronio a Bologna e rivendica il diritto all'IVG



#KeepYouRosariesOFFmyOvaries - netto e chiaro: proprio come l'azione delle XXX che, con un algebrico slogan "voi occupate i consultori, noi invadiamo le chiese", appaiono nella navata centrale della basilica di San Petronio a Bologna per rivendicare il diritto all'autodeterminazione delle donne sull'interruzione volontaria di gravidanza.

In un paese dove la crescita esponenziale tra i medici degli obiettori di coscienza mette fortemente a rischio l'applicazione del diritto all'interruzione volontaria di gravidanza sancito dalla legge 194 (sempre sia lodata, NdA), XXX sceglie di portare la danza & la militanza significativamente in chiesa a pochi giorni dall'imbarazzante bocciatura in sede di parlamento europeo del rapporto Estrela, su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”: grazie all’astensione e ai voti contrari di eurodeputati teocon del PD, non passa la risoluzione che chiedeva che l'aborto sicuro fosse un diritto garantito in tutti gli Stati membri e il ricorso all’obiezione di coscienza una pratica da monitorare (oltre a promuovere la tutela dei diritti riproduttivi e dell'autonomia delle donne su contraccezione, il contrasto alla diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, la promozione dell’educazione sessuale, la lotta contro l’omo-lesbo-transfobia).

Brave - a me queste piacciono.

#save194 #larivoltaèfica #KeepYouRosariesOFFmyOvaries #XXX #feminismisnow