venerdì 22 luglio 2011

“A map created by citizens’ love. Filosofi e poeti metropolitani”. Un nuovo festival urbano a Bologna il 10 settembre 2011




L'idea nasce da un archivio fotografico – realizzato autonomamente da Maria Paola Landini - che documenta centinaia di scritte scovate sui muri della città di Bologna, in particolare nella zona universitaria, negli ultimi quattro anni (2007-2011). Le scritte raccolte formano una rete di riflessioni sul mondo di oggi, di incitamenti all’azione o al semplice esercizio del pensiero, di speranze, di rabbia, talvolta di dichiarazioni d’amore per la città. La parola scritta diventa comunicazione che solo un passante attento recepisce, ma che si vorrebbe condividere anche con i tanti cittadini che, nella fretta della vita quotidiana, non l’hanno potuta cogliere.
Il Festival è a cura di FacchinX2 Luca Ghedini e Vega Partesotti.

trovate la preview della galleria fotografica qui.

martedì 19 luglio 2011

KAIROS rePLAY ESTATE




Come ogni anno arriva la programmazione estiva di Radio Kairos. Le migliori puntate delle trasmissioni e la migliore musica selezionata dai djs della radio. Fattore di protezione dalle scottature musical-culturali altissimo. Proteggetevi con KAIROS rePLAY ESTATE, ogni giorno con le trasmissioni alle 11 e alle 19 e con la nostra musica selezionata 24h su 24.

LUNEDI

dalle 11 I racconti di Lucilla e Frammenti

dalle 19 Citizen U e Babush

MARTEDI

dalle 11 Kodama e Il raggio verde

dalle 19 Birdland’n Bo

MERCOLEDI

dalle 11 Mighty FM

dalle 19 Panta 80

GIOVEDI

dalle 11 Queer Laundry

dalle 19 Ignoranza radiofonica e Pescati nel passato

VENERDI

dalle 11 Speciali SPOTLIGHTS e THE DARK SIDE OF THE PRIDE

dalle 19 Casual Friday

TUTTI I GIORNI (la programmazione musicale dei djs di Radio Kairos)

h 9 IL BUONGIORNO DI RADIO KAIROS, a cura di CasualGreen

h 15 INDIE AFTERNOON a cura di andrea antonazzo, indie internazionale

h 16 KAIROS CONFIDENTIAL a cura dei ragazzi di confidenziale, indie italiana

h 17 LA PLAYLIST DEL CAVO, a cura di SugarMino e Laceci dj, reggae hip hop

h 18 MIGHTY MUSIC, a cura di Claudia Mighty Mau, un’ora di musica da Mighty FM

h 19 EVERYDAY IS CASUAL FRIDAY, a cura di casual friday

h 20 SOUL SOVIET REMIX, a cura di dj Amarezza

Ci risentiamo in diretta dal 12 settembre !!

sabato 16 luglio 2011

:::è il comunismo, bellezza:::




la frittura delle crescentine che si sente dall'inizio di viale togliatti, porpora che presenta antologaia & il delizioso intervento del giovane maschio_comunista_eterosessuale sull'europride romano, il duo romagnolo che suona il liscio, i grembiuli “comunista tutti i giorni”, le dispute emilianolongobarde sull'insaccato di turno, nessunissima traccia di raccolta differenziata, la gente che si irrigidisce solo a sentir nominare vendola, la balera invasa da fumo bianco e bolle di sapone, i corpi di giovani settantenni alle prese con i balli di gruppo, la nettissima sensazione che john waters potrebbe farci un film e che divine farà la sua apparizione da un momento all'altro – è il comunismo, bellezza.

domenica 10 luglio 2011

epifania # 001091



Cammino sotto ai portici e penso alle email che devo ancora leggere, a quelle che devo ancora scrivere. Ed alle telefonate che devo fare, all'appuntamento che ho tra due ore, alla riunione di domani, al fatto che dovrò uscirmene brillante e che non ho idea di dove andare a trovare questa famosa brillantezza. Dalla posta centrale sono appena uscita, dovrei anche passare in lavanderia, intanto cerco il calzolaio che mi hanno detto essere da queste parti.

C'è una piccola vetrina non proprio immacolata, quando abbasso la maniglia in ottone per entrare ho paura che mi rimanga in mano. Metto dentro la testa e lancio un incerto buongiorno all'uomo che è seduto ad un piccolissimo tavolo di lavoro. Mi guarda con gli occhiali sulla punta del naso, non dice una parola ed aspetta che sia io a dire qualcosa. Quel silenzio mi mette a disagio, entro e gli faccio vedere quello che rimane della cerniera del mio stivale: lo prende in silenzio, se lo gira tra le mani enormi e nere, mani che immagino abbiano lavorato una vita. Cerco inutilmente di spiegargli come si è rotto, quando e dove, come se tutto questo potesse in qualche modo essere d'aiuto. Finalmente apre bocca e mi chiede per quando mi serve, io gli sorrido e gli dico – ieri. Borbotta qualcosa che non capisco e poi mi chiede se sono una di quelle che portano stivali neri di pelle anche a Luglio. Non gli rispondo ma mi produco in un altro sorriso, mentre penso che il suo accento è inaspettatamente siculo e che i 120 anni che immagino abbia passato a bologna non hanno scalfito minimamente la cadenza siciliana.

Fa danzare le mani sopra al tavolo da lavoro come se cercasse qualcosa al tatto: inizia ad armeggiare con uno strumento mai visto prima, poi ne prende un altro, lo scarta e ne sceglie un terzo. Si è richiuso in un mutismo un po' rude, assolutamente indifferente alla mia presenza, al fatto che sia lì in piedi davanti a lui.

Dentro alla bottega non c'è una luce accesa, il semibuio non aiuta però a nascondere il disordine che come la polvere ricopre il banco. Nelle scaffalature sono riposte scarpe che sembrano essere state dimenticate da 50 anni. L'uomo lavora con la luce naturale che entra dalla vetrina, ha i capelli bianchi e la pelle come il cuoio, scura e solcata da rughe che sembrano fatte con un punteruolo.

Mi adeguo all'immobilità del posto e mi siedo su una panchetta di legno in un angolo. Lascio la mia borsa a terra, ricaccio l'idea di fare qualcuna delle telefonate in sospeso e mi rendo conto che non so bene cosa fare delle mie mani. Né del mio tempo che non so come occupare, qui ed ora, col vecchio che lavora e tace, insensibile ai minuti che mi passano davanti vuoti.

Prendo in considerazione l'idea di avere un attacco psicotico lì dentro: mi devo però rassegnare ad abbandonare quell'affascinante diversivo perchè la mia è, purtroppo, solo una piccola nevrosi postmoderna e le mie fantasie non mi porteranno più in là di una qualche non definitiva elucubrazione sul tempo. Qualcosa che ha a che fare col fatto che questo laboratorio, quest'officina delle scarpe, questa bottega che sa di zolfo, questo buco è riuscito non so come a fottere il tempo: qui dentro il novecento non è mai finito.

Di fronte, c'è un'enoteca deserta. Deve essere arrivata una consegna, un uomo in camicia bianca con le maniche arrotolate spinge un carrello pieno di cartoni di vino. Potrebbe essere il gestore dell'enoteca. Potrebbe avere l'età di mio padre. Il carrello inceppa, uno dei cartoni cade e posso solo immaginare lo schianto delle bottiglie in pezzi mentre guardo la scena dalla vetrina del ciabattino. L'uomo in camicia bianca ha un gesto di frustrazione mentre il vino comincia ad espandersi sull'asfalto della strada, rosso e vischioso. E quello che rimane è una vertigine visiva, perchè guardo quel liquido che cola e si spande e divora lo spazio e non posso impedirmi di pensare che sembra sangue, non posso impedirmi di pensare ad un'altra strada, in un'altra città, in un'altra data – e non riesco ad impedirmi di pensare che, se fosse sangue, la cosa più sconvolgente di tutto quel sangue sarebbe il calore, il fatto che lo sentirei caldo mentre mi scivola tra le mani e mi renderei conto che quel calore è la vita.

Il vecchio mi sta fissando, ha in mano lo stivale riparato ed ho come l'impressione che abbia detto qualcosa che mi è sfuggito. Gli chiedo quanto gli devo, per un attimo penso che mi risponderà in lire. Mi dice una cosa improbabile come possono essere improbabili 3 euro. Lo pago, lo guardo, gli sorrido con gli angoli della bocca in giù. E mi dice - sono certo che si romperà di nuovo.

lunedì 4 luglio 2011

:::è l'ora del tè in Val di Susa:::




il presidente della repubblica ci ha definit* squadre di professionisti dediti all'eversione.

il sindaco di torino ci ha bollat* come una manica di reazionar* oscurantist* contrar* al progresso tecnico-scientifico del paese, ricordando che siamo “persino” contrar* al ponte sullo stretto – eh, già.

il giornale, per questioni che immagino essere di mera proprietà, oggi ha responsabilmente aperto titolando “si scrive NO TAV, si legge BR”.

poi è arrivato grillo: prima se ne è uscito con “siete degli eroi”, poi ha corretto il tiro con “i black block vanno arrestati” - a qualcun* toccherà spiegargli, magari con l'ausilio di una delle illuminanti tavole grafiche di repubblica, che i corpi che hanno attraversato la Val Susa sono sempre gli stessi, prima e dopo gli scontri.

la sensazione è quella che stiano tutti festeggiando il proprio non_compleanno: una folkloristica tavolata di cappellai matti riuniti all'ora del tè. solo che il tè è finito e le tazze sono vuote.

perchè i professionisti dell'eversione sono cittadin* che esigono partecipazione, gli assedianti armati sono come sempre quelli in divisa, le istanze retrograde quelle che parlano di impatto ambientale, il block è un movimento nazionale che si è unito per le lotte della FIOM e per L'Aquila così come contro la precarietà ed i crimini ambientali. E fra tutti i brigatisti, il mio pensiero va ad uno in particolare che, dal letto dell'ospedale dove è stato ricoverato dopo essere stato massacrato, ha denunciato in un video le torture subite e l'ha fatto col proprio nome e cognome, a volto scoperto – bende e medicazioni permettendo.

la sensazione è quella di essere tornat* alla fine del luglio di 10 anni fa, dopo Genova: quando eravamo tutti anarchici insurrezionalisti del block addestrati alla guerriglia urbana, Carlo un terrorista, il movimento un'esperienza già morta, i centri sociali destinati a chiudere nel giro di una legislazione, le pratiche ambientaliste solo buffonate radical chic senza futuro, le migliaia di corpi in strada un cortocircuito giovanilistico e momentaneo che mai avrebbe saputo costituirsi come multitudo in grado di far avanzare un'idea di società diversa - un'altra tazza di tè?