domenica 28 novembre 2010

RISVEGLI


Ti svegli alle 6&40 di domenica mattina e la prima cosa a cui pensi – prima ancora di mettere a fuoco che sono le 6&40 di domenica mattina – è che i legami sono fatti della materia più fragile che tu conosca.

Mentre ti alzi e ti vesti producendo la quantità minima di rumore previsto, non riesci a smettere di pensare che ogni legame è un vincolo ed ogni vincolo porta con sé l'ambiguità che ci divide tra il desiderio di onorarne la responsabilità e spezzarne il limite – perchè questo è un vincolo, responsabilità e limite.

Quando sei ormai per strada e constati che trovare un bar aperto per bere un meritatissimo doppio espresso è davvero un'impresa, non trovi niente di meglio da fare che riflettere sull'etimologia della parola legame: a chiunque metterebbe i brividi sapere che ti arrovelli su questioni etimologiche la domenica mattina, a te mette i brividi pensare che il concetto di legame venga dall'idea di cingere, di annodare, di torcere – quasi che non sia concepibile che un legame possa non legarti mani e piedi.

Hai già desistito dall'aspettare un improbabile autobus e sposato l'idea di una passeggiata che concorra a chiarirti le idee, quando ti piovono addosso i tuoi 15 minuti di lucidità: quello che ti sveglia la domenica mattina, la fitta che senti ogni volta che sillabi mentalmente la parola legame, quel retrogusto di frustrazione che ingoi, è la precisa consapevolezza dei tuoi limiti nel presrvare un rapporto.

Trovi l'ultima marlboro del pacchetto e l'accendi: ti vorrei far notare che stai fumando alle 7 del mattino senza neppure aver preso un caffè, ma ormai i tuoi pensieri sono un treno in corsa e non riesci a concentrarti su altro che non sia l'evidenza di quello che succede. E quello che ti succede è che non sei stata in grado di proteggere qualcosa di prezioso, quanto prezioso è un incontro del tutto inatteso ed epifanico, uno di quelli che ti fanno credere che hanno ragione i poeti – perchè davvero ognuno riconosce i suoi.

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